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OSTEOPATHY STUDENTS

 

 

Gli studenti del V eVI anno del corso di Osteopatia hanno scelto di essere parte del progetto come volontari, hanno trattato gli ospiti di Emmaus Zagarolo avendo l'opportunità di confrontarsi con condizioni cliniche complesse e molto diverse fra loro. Ascoltare le loro storie di vita, riconoscere nel corpo i segni di quelle storie  è stato un aspetto prezioso di questa esperienza, sempre seguiti dal dott. Iozzia nel ragionamento e nella pratica.


Vivere il calore dell'accoglienza gentile e generosa dei ragazzi di Emmaus e Girolamo, condividere il pasto preparato con le verdure dell'orto coltivato da loro, passeggiare chiacchierando tra i loro animali, ha dato l'opportunità di far comprendere agli studenti coinvolti l'importanza del concetto del servizio e dell'ascolto nella loro pratica osteopatica. 

Ilaria Tanini, Simone Fabri, Antonio Furfaro, Daniele Salis, Ivan Leggeri 

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 Mario Varriale

Mi è stato chiesto di raccontare l’esperienza personale vissuta negli ultimi mesi al servizio della comunità Emmaus di Zagarolo, dove ero inserito si in un servizio di gruppo, ma le sensazioni sono ovviamente personali.Qui in realtà ho rispettato solo il mio dovere come essere umano…il donare agli altri.

Ma donare cosa?

Quando mi si è presentata l’occasione nel mese di giugno 2016 subito ho aderito pur non sapendo in cosa potevo rendermi utile, pur non sapendo che contributo avrei potuto donare a quel contesto. Fino ad allora non avevo mai lavorato ne in gruppo né in una comunità, ma solo nel mio quotidiano ogni volta che mi si presentava “Per caso” un occasione di poter aiutare qualcuno.

L’ Emmaus è una comunità che accoglie tutti i bisognosi di sesso maschile rispettando però poche e semplici regole finché si vuole essere ospiti all' interno di essa: no uso di droghe, no uso di alcol, no delinquenza e lavorare per autosostenersi. In particolare, Emmaus gestisce un mercatino dell’usato da cui ricava il sostentamento quotidiano.

Il primo giorno ero molto emozionato e mi chiedevo interiormente “Ma che ci faccio qui? Chi sono io per stare qui? Non hanno bisogno di me” Erano le 9 del mattino, appena entrati nella struttura uno ad uno si presentano i ragazzi ospitati nella comunità (ex tossici, ex alcolizzati, ex carcerati, ex senzatetto) e già inizio a sciogliermi grazie alla loro dolcezza e alla loro ospitalità. Credetemi nel tempo quando poi mi hanno raccontato le loro storie non credevo a una parola di ciò che dicevano, persone meravigliose che erano passate per carceri, droghe, alcol e violenza…davvero non era possibile, non ci credevo. Ma come dice spesso un mio Amico il passato è passato. E loro erano davanti ai miei occhi increduli, un ottimo risultato conseguente al loro passato.

Subito assegnano i vari compiti e a me mi indirizzano verso “la mia mansione”:

“Mario tu segui Lui nelle pulizie giornaliere, lavorate insieme.” (Lui ha un dolcissimo nome ma omesso per privacy).

Lì capii perché mia madre mi insegnò già da bambino a pulire la nostra casa.insegnamenti non di certo voluti da me ma risultati molto utili in diverse occasioni come questa.

Per ora di pranzo finimmo di pulire tutto ciò che ci era stato assegnato. Ottimo lavoro di squadra.

A pranzo i ragazzi della comunità prepararono a tutti noi del gruppo di servizio un pranzo prettamente vegano (eravamo tutti vegetariani senza uova nel mio gruppo), con impiattamenti e decorazioni di altissimo livello, addirittura la coppa del dolce con crema pasticcera vegana e foglia di cioccolato inserita in essa. Essere accolti in questo modo per me è stato e rimarrà sempre un fantastico shock.

Da questo primo incontro se ne sono susseguiti diversi, almeno uno al mese. Con mansioni sempre diverse, un amore reciproco sempre crescente tra noi del gruppo di servizio e i ragazzi della comunità.

La comunità in questione è situata nei pressi di Roma, io vivo a Napoli, a 250 km a sud, ma non c’ è mai stata distanza tra me e loro.

 

Addirittura una volta i ragazzi dell’Emmaus sono venuti su mio invito a  Napoli a caricare un camion di oggetti usati che poi avrebbero venduto nel loro mercatino a Zagarolo.È stata una delle giornate più belle e più intense della mia vita. Quel giorno mi sono sentito davvero utile..ma non solo a loro, soprattutto a me stesso. Perché in questi casi si viene inondati da una felicità che non appartiene alle emozioni del nostro mondo.

Dopo tanti incontri ho risposto alle domande che avete letto all’ inizio di questo racconto: ma donare cosa? Che ci faccio qui? Chi sono io per stare qui? Le risposte sono queste: donare? Se stessi nient’ altro..il cibo può sempre essere trovato, il denaro pure vestiti etc..cio che manca è il contatto umano, la nostra presenza…che ci faccio qui? Sono qui per imparare a dare, per imparare ad amare ed i miei insegnanti erano i ragazzi della comunità….Chi sono io per stare qui?....un bisognoso…bisognoso di imparare da chi ha davvero sofferto e da chi ha davvero vissuto la vita in tutte le sue improvvise sterzate.

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